La chiesa di Santa Croce - parte III

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Dopo aver esaminato la chiesa di Santa Croce dal punto di vista storico e della simbologia degli elementi artistici in essa contenuti, in quest'ultimo articolo ad essa dedicato percorreremo velocemente la enorme quantità di affreschi che ne ornano i muri.
Osserviamo subito che ci sono tre cicli di affreschi, tutti risalenti al ventesimo secolo e di grande fascino; è quindi opportuno prenderli in considerazione uno alla volta.
Come detto in precedenza, la chiesa si articola in tre navate: ebbene, un ciclo di affreschi si trova sulle pareti esterne delle navate, e raffigura la via Crucis; un altro ciclo affresca la parte superiore della navata centrale, ed è costituito da una successione di "quadroni", sotto i quali si trova una "striscia" di finte finestre con angeli che cantano; un discorso a parte meritano l'arco trionfale, l'abside e la controfacciata.
Iniziamo dalle pareti esterne: le stazioni della Via Crucis sono qui raffigurate da altrettanti affreschi, per un totale di 14, cui se ne aggiungono altri due, l'uno prima dell'inizio e l'altro dopo l'ultima stazione, entrambi legati al pensiero cristiano sulla morte e raffiguranti i defunti in compagnia degli angeli. La via crucis va percorsa iniziando alla destra dell'altare (entrando in chiesa), tornando indietro fino all'ingresso sul lato destro e poi ripartendo sul lato sinistro fino all'altare.
Passiamo ora al secondo ciclo, dove i quadroni raffigurano una serie di episodi in cui compare la croce, quali ad esempio (sulla destra) Santa Giovanna d'Arco e Goffredo di Buglione alle Crociate, come pure Cristoforo Colombo che pianta la croce in America e (sulla sinistra) San Leone Magno che ferma Attila e San Carlo e San Bernardino al Concilio di Trento. Anche qui, per seguire un certo qual ordine occorre percorrere la chiesa come per la Via Crucis.
Sotto i quadroni, come anticipato, si trovano numerosissime finestrelle dipinte da cui si affacciano a cantare gli angeli: questo motivo si trova anche in altre parti della chiesa, tra cui l'abside, e guardando con attenzione gli spartiti musicali che sono stati dipinti si capisce che stanno eseguendo un canto in gregoriano e, per gli esperti, è persino possibile distinguere quale brano musicale stiano eseguendo.
Passiamo infine alle tre componenti sviluppate in altezza: l'arco trionfale, l'abisde e la controfacciata. Mentre infatti i precedenti due cicli di affreschi si sviluppano in senso orizzontale lungo le navate della chiesa, questi tre elementi sono slanciati verso l'alto, ed infatti in tutti e tre sono trattati temi riguardanti il Padreterno.
L'arco lo raffigura infatti mentre, in un ovale, mostra il figlio (un crocifisso ligneo in una mandorla splendente affrescata) alle schiere degli angeli che cantano, adorano e servono; ai piedi del Crocifisso, inginocchiato, si può notare il Cardinal Ferrari nell'atto di presentare la chiesa di Santa Croce. Dal Crocifisso discendono i sette sacramenti: sulla sinistra ci sono Battesimo, Confessione e Unzione degli Infermi, mentre a destra Cresima, Matrimonio e Ordine; l'Eucaristia è raffigurata al centro del sottoarco.
L'abside è preceduta dalla parete del transetto su cui sono raffigurati il Cristo crocifisso, i quattro Evengelisti e i tre Arcangeli (San Michele a sinistra, San Gabriele e San Raffaele a destra); poco più sotto si trovano dodici gruppi di persone che rappresentano l'umanità intera al Giudizio Universale (vedi Apocalisse di San Giovanni, le dodici tribù d'Israele ovvero le schiere dei beati), e nel gruppo in vesti bianche in alto a destra sono raffigurati anche tutti i credenti del nostro tempo.
Sull'abisde vera e propria si trova, al centro del tutto, un Cristo Crocifisso diafano, quasi trasparente, ad indicare la resurrezione; a fianco, Sant'Elena lo presenta a chi si avvicina all'affresco, mentre San Francesco, inginocchiato, riceve le Stimmate dal Crocifisso. Tutta la scena è avvolta da una pianta rampicante dai frutti abbondanti, a simboleggiare i frutti della redenzione operata dal Sacrificio di Cristo.
La controfacciata infine raffigura una porta aperta verso cui tutti quanti stanno andando, tranne una figura: si tratta del Giudizio Finale, dove la porta è aperta a tutti tranne a coloro che rifiutano il perdono di Dio (ed infatti la figura di cui sopra, avvolta nel buio e rappresentante Lucifero, si sta coprendo gli occhi).
Chiudo con la storia dell'autore degli affreschi, il terziario francescano Carlo Donati. Originario di Verona (i cui castelli sono stati inseriti negli angoli adiacenti alla via Crucis), Carlo Donati, pittore molto attivo nel Trentino, si trasferì nel 1939 a Milano come rifugiato di guerra, e venne accolto dai frati di Santa Croce. Per ringraziare dell'ospitalità affrescò da solo l'intera chiesa tra il 1939 e il 1943.
A mo' di firma, Carlo Donati si è raffigurato in autoritratto nel quadrone posto alla fine della Via Crucis, al di là della finestra.